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L’ipocondria

L’ipocondria consiste nell’attenzione esasperata alle sensazioni somatiche, amplificate e fraintese, e nell’interpretazione erronea di segni e sintomi fisici, vissuti con eccessiva preoccupazione e angoscia, come se fossero il segnale di una grave malattia. Chi ne soffre si sente solo e non riconosciuto; le rassicurazioni mediche e logiche che ottiene sono inutili, lo fanno sentire ancora più incompreso e gli fanno vivere l’esperienza soggettiva di non essere preso sul serio. Per tenere a bada l’ansia relativa al proprio corpo, alcune persone ricorrono a continui esami medici; altre invece evitano in modo fobico visite e controlli poiché si aspettano risposte catastrofiche. Come spesso accade, si tratta di due facce della stessa medaglia, per cui può esserci nella stessa persona un’alternanza fra questi due atteggiamenti. L’ansia per la salute può manifestarsi in modo più esasperato in alcuni momenti della vita, per esempio quando si affrontano esperienze dolorose o caotiche, mentre può essere transitoria e meno invalidante in periodi più sereni della propria esistenza. Quando il senso di precarietà e insicurezza riguardo la propria salute diventa cronico, si vivono stati d’ansia difficili da gestire, che compromettono la quotidianità e le relazioni interpersonali. Queste paure, che ad uno sguardo esterno risultano prive di senso ed esagerate, fanno vivere la persona in una condizione di angoscia e terrore costanti. In termini psicoanalitici, l’ipocondria è un’esperienza di perdita di sé (perdita di coesione interna) che si manifesta attraverso la perdita della percezione di unità e integrità dell’esperienza del proprio corpo (Federn, 1962 in Orange, Atwood e Stolorow, 1999). 
Alla base c’è una identità molto fragile, una rappresentazione di sé debole e vulnerabile.
L’ipocondria origina dai fallimenti della regolazione affettiva che avvengono nelle relazioni del bambino con chi si prende cura di lui. Il bambino costruisce gradualmente la propria soggettività a partire dal riconoscimento e dalla restituzione (in una forma per lui comprensibile) che la madre, o chi si prende cura di lui, fa delle sue emozioni. Quello che nello sviluppo armonico è rappresentato dalla validazione delle percezioni del bambino, alle quali lui non sa ancora dare un senso, e che rappresenta la base per la costruzione dell’esperienza di soggettività, e quindi di identità, fallisce nelle situazioni in cui non è stata possibile una buona sintonizzazione affettiva.
L’esperienza di angoscia ripetuta riguardo il corpo e la malattia, ha un legame con la memoria somatica di esperienze affettive non riconosciute e, quindi, non simbolizzate. Poiché queste esperienze non hanno avuto accesso alla rappresentazione e alla consapevolezza, e poiché fanno parte di una memoria che risale all’area preverbale dello sviluppo, nella sintomatologia ipocondriaca verranno espresse concretamente attraverso il corpo.
La relazione terapeutica ha lo scopo di comprendere empaticamente il vissuto di minaccia per la propria sopravvivenza, di riconoscere gli affetti dissociati nel contesto della relazione e di ri-significare le esperienze corporee non convalidate (non simbolizzate). L’analisi di un sintomo e delle sue origini, all’interno di una relazione terapeutica sicura, ha un valore unico perché  è unica l’esperienza soggettiva di ognuno. Ne deriva dunque che il lavoro analitico riguarderà la comprensione profonda dei motivi inconsci, personali e unici, che spiegano quella particolare sofferenza. Sarà così possibile dare finalmente un senso, un significato “umano” e condivisibile, a un terrore che paralizza e avvilisce e recuperare il contatto con gli eventi passati e con la realtà, interna ed esterna, all’interno di una cornice di significato. Questa comprensione rappresenta uno strumento terapeutico privilegiato per far sì che il paziente possa comprendere e imparare a gestire le proprie angosce e a vivere finalmente una esperienza piena, unitaria e autentica di sé.
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