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Come funziona una psicoterapia

La psicoterapia è entrata a far parte a tutti gli effetti dei numerosi e differenti interventi a sostegno del benessere complessivo della persona. La richiesta di una psicoterapia è ormai esperienza comune, diretta o indiretta che sia. Un lungo processo culturale e scientifico ha fatto sì che tutto ciò che è legato all’emotività, mentre prima era considerato un disturbo, entrasse a pieno titolo tra le linee fondamentali che disegnano un individuo. Nella nostra società, il fatto che la salute fisica sia strettamente collegata a quella psichica è fatto talmente noto che sarebbe ormai difficile parlare dell’una senza considerare l’altra. Attualmente, la domanda di psicoterapia, consulenza, sostegno a vario titolo è piuttosto alta, e un gran numero di professionisti è disponibile a rispondere a richieste anche molto differenti per esigenze, obiettivi e possibilità. Non solo: la comunicazione contribuisce a diffondere conoscenze e notizie, e molte nozioni di psicologia sono accessibili facilmente e in modo comprensibile.

Eppure ancora molto spesso, come professionisti, ci troviamo a confrontarci con i numerosissimi dubbi che riguardano la psicoterapia nei suoi diversi aspetti.

Non sono molte le persone che scelgono un terapeuta avendo già un’idea del percorso e del tipo di approccio. Il più delle volte, si sa, ci si muove spinti dall’ansia, dal malessere del momento e dal bisogno urgente di stare meglio. Solo successivamente è possibile soffermarsi un po’ sul lavoro che si sta facendo, ed è lì che emergono curiosità e interrogativi a cui è importante dedicarsi.

Esistono numerose tipologie di psicoterapia, diverse sia nella cornice teorica di riferimento e nella visione della psicopatologia, sia nelle modalità di intervento. Tutte, però, condividono alcune linee generali. Innanzi tutto il segreto professionale: così come disciplinato dalla legge, ogni psicoterapeuta è vincolato a salvaguardare la segretezza di quanto viene espresso dalla persona che ha in carico. Ciò significa che, tranne rari casi previsti dalla legge, non è possibile in alcun modo rivelare ad alcuno i contenuti che emergono nella stanza d’analisi. Questa precisazione può apparire scontata, ma molte persone possono essere intimorite anche dall’insicurezza rispetto a come verrà trattato ciò che diranno.

Un altro aspetto fondamentale di ogni terapia è l’esistenza di ciò che in linguaggio tecnico viene definito Setting. Il Setting è l’insieme di regole e strutture che formano la cornice all’interno della quale la terapia si svolge. Ne fanno parte questioni apparentemente solo pratiche come l’orario, il pagamento, le modalità e i tempi per contattare il terapeuta, e aspetti relativi allo spazio della stanza d’analisi come l’uso del lettino o della poltrona per il vis à vis, la presenza della scrivania ecc. L’importanza del setting risiede non tanto nel fatto che fornisce una struttura al trattamento, ma soprattutto nelle possibilità comunicative che esso offre. Ogni aspetto materiale del setting ha contemporaneamente anche una importantissima valenza simbolica: un ritardo nell’appuntamento, una seduta saltata o non pagata, una reazione a una variazione dell’arredamento, una preferenza o un fastidio riguardo un orario ci dicono molto di cosa quell’appuntamento, quell’orario, quella variazione e la relazione con il terapeuta in quel momento dell’analisi significhino per quella persona a livello simbolico, offrendo a entrambi i componenti della relazione terapeutica lo spunto per riflettere sulle emozioni in gioco e sul loro significato.

A prescindere dall’indirizzo a cui appartiene, ciascuna psicoterapia possiede dei riferimenti teorici e delle tecniche di intervento. La teoria di riferimento fornisce la cornice esplicativa del funzionamento della mente e delle emozioni. Ci dice, in poche parole, quali sono i meccanismi mentali ed emotivi dell’essere umano e come possiamo fare per riconoscerli e comprenderli. La tecnica è l’insieme di procedure e metodologie che ogni terapia, in accordo con la teoria a cui si riferisce, possiede per intervenire. L’esistenza di teoria e tecnica è ciò che definisce la professione, e che differenzia la psicoterapia dalla “chiacchierata”. Nonostante la parola sia uno strumento fondamentale, seguire una psicoterapia non equivale a “sfogarsi con qualcuno”. Il terapeuta non è colui che ascolta passivamente, che consola in virtù di una generica benevolenza, o che fornisce alibi e giustificazioni. E’ bensì il professionista che utilizza gli strumenti interpretativi di cui dispone al fine di agevolare la comprensione dei meccanismi psichici alla base della sofferenza della persona che a lui si rivolge, e che nel lavoro si avvale delle proprie doti personali così come del proprio intuito solo in accordo con la tecnica.

All’interno di queste premesse, la psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico relazionale si inserisce con le sue peculiarità.

Dal momento che l’attenzione è rivolta alle dinamiche profonde, gli aspetti inconsci assumono un ruolo di primo piano, e la conduzione del lavoro tende a favorire il loro emergere e la loro comprensione. Per far sì che questo avvenga, è opportuno che la relazione terapeutica sia sufficientemente sicura, e che non trascorra troppo tempo tra una seduta e l’altra, in modo tale che i contenuti emersi e le emozioni associate possano essere conservate ed analizzate. Questo è il motivo per cui la frequenza ideale è di almeno una o due sedute a settimana.

Il setting stesso assume un’importanza fondamentale, poiché al suo interno si rendono evidenti molti dei processi simbolici che le persone utilizzano nella vita quotidiana. La seduta, della durata di 50 minuti, si trasforma presto in un tempo non più solo fisico ma anche mentale: un tempo che ogni paziente vive in modo diverso, ma che deve sentire con certezza come un momento a lui dedicato in modo esclusivo, e all’interno del quale sentirsi sicuro. Per quanto possibile, si cerca quindi di mantenere le sedute allo stesso orario, o almeno di non apportare variazioni troppo frequenti. Non si può tralasciare tutto ciò che riguarda il pagamento ed il preavviso in caso di impossibilità a recarsi all’appuntamento: i significati legati al modo di affrontarli hanno a che fare con la considerazione del lavoro analitico, del terapeuta, della relazione, di sé e del proprio modo di stare al mondo, e non analizzarli equivarrebbe a perdere una preziosa opportunità di comprensione.

Dal punto di vista della tecnica, sicuramente la parola è lo strumento principe delle psicoterapie ad indirizzo psicoanalitico: il paziente è incoraggiato a raccontare sogni, a fare libere associazioni, ad esprimere in modo spontaneo ciò che pensa e che sente, cercando il più possibile di sospendere il giudizio riguardo ai contenuti. Ciò non significa che quello verbale sia l’unico canale preso in considerazione. Il terapeuta ascolta in modo attivo ed empatico, e contemporaneamente è attento a tutte le manifestazioni non verbali (espressioni, postura, movimenti), che costituiscono un canale comunicativo molto potente; queste informazioni spesso confuse vengono raccolte e restituite al paziente attraverso le interpretazioni, degli interventi chiarificatori delle dinamiche profonde che sono in atto.

La relazione rimane il centro sia dell’indagine che dell’intervento: è il terreno su cui si giocano le emozioni più profonde e le simbolizzazioni inconsce, e allo stesso tempo rappresenta un’opportunità di trasformazione. Il paziente ha a disposizione il terapeuta come strumento di riflessione: è importante comunicare dubbi, considerazioni, emozioni e pensieri, poiché sono la base da cui partire per comprendere a fondo la propria personalità ed avviare un cambiamento.

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